Le geografie del valore al festival economia
asset comunitari . imprenditorialità . valore condiviso
Un classico. A prima vista per la sua undicesima edizione il Festival Economia di Trento ha scelto un titolo – i luoghi della crescita – con cui “vincere facile”. Un tema che riassume lo sviluppo di almeno quattro decenni ed è, al tempo stesso, di grande attualità. Mai come in questa fase “mappare le “geografie del valore” (vecchie e nuove) è al centro dell’attenzione, in particolare nel nostro Paese. Scovare i soggetti che generano contesti socioeconomici che sostengono diversi (e nuovi) modelli di crescita è una domanda di ricerca sempre valida, con un occhio – anzi due – alle iniziative di policy. A svettare, in particolare, è il livello meso, quello che Aldo Bonomi definisce “geocomunitario” e che intorno alla dimensione locale incarnata da un’azienda, un’istituzione pubblica, un’associazione in senso lato imprenditiva costruisce un ecosistema di risorse intorno al quale di coagulano altri attori, sia per prossimità fisica, sia per elementi di interesse che convergono su una filiera produttiva, un mercato, un’infrastruttura.
Sembra fatta quindi. Si tratta semplicemente di “aggiornare il quadro”, di ridefinire “lo stato dell’arte” (magari anche per autoincensarsi), ma in realtà l’operazione è ben più complessa e quindi, inevitabilmente, più interessante. E’ in corso infatti un processo di progressiva, rapida infrastrutturazione dei driver dello sviluppo, soprattutto quelli legati alla dimensione di luogo (place-based). Quelle che sino a qualche tempo fa erano considerate esternalità positive più o meno discontinue, o qualità specifiche di territori in qualche modo “eccellenti”, ora diventano le impalcature (scaffolds) per azioni di sviluppo sempre più artificiali e sofisticate nella loro architettura. Insomma un luogo della crescita è sempre più una infrastruttura intenzionalmente costruita e non semplicemente il risultato di un sostrato di risorse e relazioni che si deposita nel corso del tempo, quasi come una formazione geologica.
Quali sono i fattori che hanno consentito di accelerare questi processi, contribuendo così a moltiplicare e differenziare “i luoghi della crescita”? Sono diversi e di diversa intensità. In ordine sparso possono riguardare:
– l’affermarsi in modo sempre più evidente del multilocalismo in risposta all’appiattimento – vero o presunto – della globalizzazione; per i contesti locali è possibile oggi strutturarsi all’interno di dimensioni più ampie, cogliendo e valorizzando peculiarità proprie ed altrui come elementi intorno ai quali progettare lo sviluppo;
– il pluralismo e la diversità come tratto costitutivo dei processi economici e sociali; il riconoscimento reciproco – ingrediente base di una relazionalità autentica – avviene sempre più spesso non stressando fattori di prossimità (fisica) e omogeneità (culturale), ma ricercando fattori di diversità da mettere a valore, come elemento identitario di popolazioni organizzative, comunità di pratica, ecc.;
– il “sociale” – inteso come fattore di coesione e inclusione – diventa sempre più costitutivo del dato economico e, in senso lato, della competitività di un “luogo” e non solo il “sottoprodotto” di politiche redistributive che si limitano a correggere i fallimenti delle istituzioni dominanti (Stato e mercato);
– la co-produzione come metodo per fare “design” di prodotti, servizi, ma anche di politiche e di strategie, fluidificando processi basati sul capitale sociale che così diventa una risorsa “rinnovabile”;
– l’irrompere dell’innovazione in senso sociale, riconosciuta sempre più come processo che disarticola e ricostruisce su basi nuove le relazioni tra gli attori, ingaggiandoli sulla capacità di trovare risposte a problemi riconosciuti, in senso più o meno esplicito, come di “interesse collettivo”.
Il combinato disposto di driver sempre più consolidati, ridefinisce alla radice la dimensione di luogo e i modelli di crescita. Ad esempio:
– la leadership è sempre più esercitata da comunità competenti e responsabili e sempre meno riconducibile a personalità e organizzazioni carismatiche;
– la dimensione dello sviluppo ritorna nella dimensione produttiva, con buona pace delle tecnostrutture che esercitano una funzione di “agenzia” che si è risolta, in molti casi, in una inversione dei fini rispetto alle esigenze di supporto;
– i modelli imprenditoriali sono sempre più a matrice cooperativa perché funzionano come reti che attraversano i confini organizzativi e territoriali su funzioni non accessorie ma centrali per definire la qualità distintiva della produzione;
– un problema, ancora irrisolto, riguarda la governance di infrastrutture e risorse da sottrarre a forme regolative classiche e da assegnare al dominio dei beni comuni in forma di asset comunitari: risorse naturali, ma anche culturali e di conoscenza;
– infine se i luoghi della crescita sono tutto questo allora si meritano sistemi di misurazione delle performance di natura multidimensionale, diffondendo in tal senso strumenti come il Bes.
Davvero niente male come tema…
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